Escursione nel deserto roccioso di Masada e sul prodigioso Mar Morto

Escursione nel deserto roccioso di Masada e sul prodigioso Mar Morto

Last Updated on 16 Ottobre 2020 by Simona Viaggia Come Il Vento

Complice lo Shabbat lasciamo una Gerusalemme immersa in un’atmosfera quasi sonnolenta per dirigerci verso il caldo deserto israeliano. In un post precedente su Gerusalemme vi avevo raccontato della pratica assai diffusa di affidarsi ai tassisti per fare escursioni fuori dalla Città Santa e dell’incontro con Mosher e della visita a Betlemme.
Organizziamo con lui anche il giro a Masada e sul Mar Morto per il giorno dopo.

A sorpresa nella hall dell’hotel non troviamo Mosher ad aspettarci bensì un nuovo tassista: Sami. La cosa ci spiazza un po’ ma non vogliamo rinunciare alla nostra giornata a Masada e così saliamo sul taxi che, per fortuna visto che ci aspetta un lungo viaggio nel caldo deserto, è nuovo e con aria condizionata.

Insomma, Mosher ha la mentalità imprenditoriale e si è creato tutta una rete di servizi in subappalto, ma devo ammettere che è tutto ben organizzato anche per questa gita così come era successo per Betlemme.
Attraversiamo in taxi le strade quasi deserte di Gerusalemme passando davanti al quartiere ultraortodosso di Meah She‘arim: è tutto transennato e presidiato dalla polizia. Ciò che avevamo letto su questo quartiere non era affatto esagerato.

Sami, palestinese con passaporto giordano, si rivela subito un’amabile guida. Il viaggio è lungo ma il nostro autista è di buona compagnia. Intermezza racconti ed informazioni sui luoghi che incontriamo sul nostro cammino con quelli sulla sua famiglia che vive nella Città Vecchia. Ci racconta con orgoglio del figlio appena iscritto all’università e delle sue speranze per questa martoriata terra e del suo desiderio di pace tra palestinesi e israeliani. Non c’è mai odio nelle sue parole, anzi la sua è una voce equilibrata e fuori dal coro. In tutta onestà devo dire che l’incontro con Sami è stata una delle pagine più belle di questo viaggio.

In viaggio verso Masada

Facciamo una breve sosta a Gerico in Cisgiordania alla ricerca di una farmacia. La mia dolce metà, cedendomi cavallerescamente la sua giacca a vento durante un improvviso acquazzone il giorno prima, si è beccata un bel malanno. Antibiotici però non ce ne danno (Ma come ho fatto a partire senza antibiotici!!).

Ci rimettiamo in viaggio verso Masada, abbiamo davanti a noi almeno altri 60 km. Costeggiando il lato occidentale del Mar Morto, Sami ci indica il Parco Nazionale di Qumran, un sito archeologico dove nel 1947 casualmente furono scoperti in una grotta degli antichi vasi di terracotta contenenti i famosi Rotoli del Mar Morto, manoscritti di oltre duemila anni fa. I successivi scavi durati fino al 1956 portarono alla luce undici grotte, 900 rotoli ed un insediamento di origine romana in cui dovrebbe aver vissuto la comunità monastica degli Esseni.

Giungiamo finalmente al sito. Siamo nel bel mezzo del deserto israeliano, l’aria è torrida. E’ la nostra prima volta in un deserto è ci sembra tutto così surreale. Sami ci lascia al centro visitatori senza darci alcuna scadenza. Possiamo stare quanto vogliamo. Ci basterà chiamarlo quando abbiamo finito.

Acquistato il biglietto abbiamo due possibilità davanti a noi per raggiungere l’altopiano roccioso su cui è costruita Masada: prendere la funivia oppure percorrere il Masada Snake Path, un sentiero che si snoda per quasi 3 km partendo da 440 metri al di sotto del mare per giungere fino al sito. Decidiamo per la funivia. Con la mia pressione bassa il percorso a piedi sotto il sole a metà mattinata non è fattibile. Il sentiero del serpente indubbiamente resta il percorso più suggestivo qualora decidiate di visitate Masada al sorgere del sole per godere di una spettacolare e suggestiva alba dall’alto della fortezza.

La storia di Masada

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La fortezza di Masada alcuni giorni prima dell’attacco dei Romani

La fortezza di Masada fu costruita tra il 37 ed il 31 a.C. durante il regno di Erode il Grande. Era circondata per un km e mezzo da mura e da 27 alte torri difensive, includeva due palazzi, di cui uno su tre livelli e aveva un acquedotto che portava acqua in enormi cisterne. Quella di Masada era una fortezza davvero inespugnabile e l’unico punto di accesso era il famoso Sentiero del Serpente, un percorso tortuoso e difficilmente percorribile. Secondo i racconti di Flavio Giuseppe, unica fonte considerata attendibile dagli storici, il sentiero doveva essere percorso con entrambi i piedi ben saldi al terreno per evitare di finire nei burroni che si aprivano ai lati del sentiero.

Nel 66 d.C. la fortezza, che a quei tempi era una guarnigione romana, fu conquistata dai Sicarii, una fazione estremista del partito ebraico degli Zeloti. Nel 70 d.C., dopo la caduta di Gerusalemme e la distruzione del Secondo Tempio, ai Sicarii si unirono molti altri rifugiati ebrei intenzionati a proseguire la lotta contro i romani. La fortezza divenne la base per incursioni e razzie nella campagna circostante per i due anni successivi, finché nel 73-74 d.C. l’allora governatore della Giudea Lucio Flavio Silva decise di porre fine a quella resistenza. Nonostante 15 mila uomini e l’utilizzo di moderne tecniche di assedio, ai Romani occorsero quasi 2 anni per domare una fortezza difesa da meno di mille persone, inclusi donne e bambini.

Quando i Romani terminarono la colmata per raggiungere l’unico punto di attacco, i Sicarii, capendo che presto la fortezza sarebbe caduta nelle mani del nemico decisero di percorrere la via del suicidio collettivo. Secondo quanto scritto da Flavio Giuseppe a Masada morirono 967 persone. La strenua resistenza degli assediati ha fatto di Masada e della sua storia un simbolo dell’eroismo e della forza d’animo della popolazione ebraica e trasformato questo sito archeologico in una delle maggiori attrazioni turistiche. Quanto ci sia di vero nella narrazione tramandata da Flavio Giuseppe e quanto sia stato mitizzato non è dato sapere. Alcuni studiosi mettono in dubbio tanto l’assedio che il suicidio di massa.

Masada

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Il sito archeologico

La funivia ci porta sulla sommità dell’antica fortezza. Lo stupore ci assale tanto per le opere ingegnose fatte costruire durante il regno di Erode il Grande che per la vista sulle valli desertiche e sui resti degli accampamenti romani costruiti durante l’assedio.

Una delle opere più grandiose della fortezza è senza dubbio l’ingegnoso sistema idrico che permetteva di immagazzinare grandi quantità d’acqua in 12 cisterne e di garantire così riserve idriche nel mezzo dell’arido deserto. Le grandi cisterne sono ancora oggi visibili.

Scavate nella roccia e con le pareti ricoperte di malta per evitare l’assorbimento dell’acqua, nel loro complesso potevano contenere 40.000 m3 di acqua. Pensate che Erode non si era fatto mancare nulla nel palazzo, neppure piscine e fontane ed i bagni dove il re ed il suo entourage potevano rilassarsi  godendo di massaggi, della sauna e di altri trattamenti.

Masada

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Una delle cisterne

Sul lato settentrionale, vicino al Palazzo di Erode è impressionante vedere la vasta area occupata dai numerosi magazzini. Alcuni sono stati ricostruiti mentre di altri restano solo delle pietre a marcare il perimetro dei muri. Delle linee nere sui muri indicano che la sezione inferiore è originale mentre quella superiore è stata ricostruita. Ogni magazzino, ve ne erano ben 29, era utilizzato per immagazzinare derrate alimentari diverse. Durante gli scavi sono stati ritrovati vasetti con incisi i nomi degli alimenti contenuti. Nulla era lasciato al caso.

Nella parte più inaccessibile della montagna si trova quello che è il gioiello architettonico del parco archeologico di Masada, ovvero il Palazzo Nord fatto costruire da Erode. Alto 30 metri e disposto su tre livelli di roccia con un sistema di terrazze, permetteva di godere di un’incredibile vista sugli accampamenti romani, sul deserto e sul Mar Morto che allora era molto più esteso rispetto ad oggi. Non per niente proprio qui  si trova una delle terrazze panoramiche. La vista da questo punto di osservazione è qualcosa di incredibile.

Masada

Palazzo Nord
Sul livello superiore si trovavano le stanze del re e dei suoi familiari ed una sala con una terrazza circolare panoramica circondata da colonne. Le stanze reali erano pavimentate con mosaici lapidei e le pareti abbellite con affreschi di ispirazione romana. Si dice che Erode fosse un amante di Roma e che avesse fatto arrivare fino qui artisti per rendere il suo palazzo simile a quelli romani. I livelli inferiori del palazzo erano invece utilizzati per i ricevimenti.

Poco distante dal Palazzo di Erode si trovano invece i bagni, gli hammam, che si sono preservati splendidamente. Il modellino posto nel cortile all’esterno ci aiuta ad avere un’idea su come erano le terme. Immaginate quale lusso rappresentassero, ovviamente solo per i più ricchi, delle terme nel mezzo dell’afoso deserto giudaico.

Passeggiando per il parco archeologico non può sfuggire all’occhio la presenza di rovine e costruzioni di diverse epoche che si sovrappongono, sebbene il fatto che siano fatte tutte con la pietra locale le renda simili tra di loro, almeno ad un occhio inesperto. Le sovrapposizioni non devono sorprendere. Non dobbiamo dimenticare che qui a Masada ad Erode seguirono i ribelli che, una volta preso possesso della fortezza, costruirono nuove abitazioni e trasformarono ciò che c’era già per altri utilizzi.

Dopo la caduta di Masada la fortezza cadde nelle mani dei Romani che vi apportarono nuove modifiche, fino ai Bizantini che si insediarono con una piccola comunità monastica trasformando la fortezza in un luogo di culto.

Masada

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Lo storno di Tristam,uno degli abitanti dell’antica fortezza

La passeggiata tra le rovine di Masada con la sua storia eroica e la sua profonda carica emotiva è certamente suggestiva  ma in tutta onestà devo dire che già solo essere su questo altopiano e godere di una vista di straordinaria bellezza mi ripaga dell’enorme sofferenza che sto provando sotto il sole infernale del deserto.

Immaginate lo scenario davanti ai nostri occhi con il Mar Morto e le Montagne della Giordania che si estendono all’orizzonte da un lato e le Montagne della Giudea dall’altro.
Siamo affaticati e infiacchiti dal caldo estremo, rosolati al sole come polletti eppure non possiamo non fermarci ad ammirare estasiati per un tempo indecifrabile la straordinaria bellezza di questi luoghi: i canyon forgiati dall’acqua e dal vento, il rosso delle rocce, il placido Mar Morto, il paesaggio quasi lunare sotto di noi.

Masada

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Masada

Masada

Scendiamo con la funivia e volgiamo un ultimo sguardo al rosso altopiano ed alle sue rovine pensando all’eroica resistenza di chi preferì la morte alla schiavitù. Mai più Masada cadrà è la promessa che si respira in questo luogo.

Davanti al centro visitatori ci aspetta Sami che nonostante le ore ad attenderci ci viene incontro sorridendoci. Ci rimettiamo in macchina direzione Mar Morto. Abbiamo letto della Ein Gedi Spa e crediamo sia questa la nostra destinazione ma lasciamo fare a Sami. Chi meglio di lui conosce questi luoghi?

Galleggiare nel Mar Morto

Giungiamo al Kalia Beach, la spiaggia sulle rive del Mar Morto che Sami ha scelto per noi. Una passerella in legno ci porta fino agli spogliatoi dove ci cambiamo prima di scendere fino alla riva del bacino idrico salato più famoso del mondo.

Il paesaggio è decisamente meno idilliaco di quanto mi ero immaginata. Niente palme, acque azzurre o sabbia fine. Chissà perché mi ero fatta questa idea.
Le acque del lago sono affollate di gente che galleggia grazie alla elevatissima salinità o che si spalma addosso i famosi fanghi.

Mar Morto
Entriamo in acqua. Prima impressione sincera? il fondale molliccio mi fa davvero senso. Immaginate di calpestare un fondo fangoso in cui i piedi affondano pesantemente e di non poter nemmeno vedere dove mettere i piedi tanto è scura l’acqua.

Con le Montagne della Giordania a farci da sfondo ci mettiamo a mollo pure noi. E’ impossibile affondare, nemmeno con tutto l’impegno del mondo. Galleggiamo sulle acque calde come se non avessimo peso. Sembra tutto così surreale. Ma in queste acque non si può stare così a lungo. Sono talmente salate che dopo un po’ la pelle brucia. Ci rimettiamo con un po’ di fatica in piedi e ci spalmiamo i famosi fanghi. Ne usciamo come in una giornata ad una Spa con la pelle lisca come quella di un bimbo ma dobbiamo subito correre sotto la doccia per toglierci di dosso il sale.

Mar Morto

Lasciamo il Mar Morto con un senso di tristezza addosso. Non quel tipo di tristezza che ti assale quando stai lasciando un luogo, bensì quella che provi quando sai che, pur volendo, potresti non avere più la possibilità di vederlo.
Sì, cari amici, sembrerà un brutto gioco di parole, ma il Mar Morto sta morendo. E lo fa con una velocità impressionante. Ogni anno il suo livello si abbassa di oltre un metro e giornalmente diversi milioni di metri cubi d’acqua evaporano senza che nulla possa essere fatto.

Laddove le acque si sono ritirate si sono create delle vere e proprie voragini che hanno inghiottito parte delle strutture balneari. Vi sono hotel che una volta si affacciavano sulle rive del lago e che ora sono in mezzo al deserto!
Le stime sono davvero catastrofiche. Tra cinquant’anni il Mar Morto potrebbe essere inghiottito da un deserto di sale. Insomma, il Mar Morto è da inserire nella lista di quelle meraviglie naturali da visitare prima che sia troppo tardi!

L’antica Gerico

Risaliamo in macchina. Crediamo che il nostro giro sia finito, ma non è affatto così. Sami vuole riportarci a Gerico. In fondo all’andata non abbiamo visto che la farmacia. Così ci scarrozza in giro per la città. C’è un grande via vai di gente, i bazar con le spezie e la frutta. Si respira vita vera qui.

Dimenticavo, lo sapevate che Gerico è forse la città più antica del mondo insieme a Damasco e che con i suoi 258 metri al di sotto del livello del mare è il più basso sito abitato della terra?
Arriviamo alla Fontana di Eliseo, dove il profeta purificò l’acqua insalubre del luogo gettandovi del sale e rendendo fertili questi luoghi. Sami ci fa scendere per fare un giro. Sarà che siamo in un luogo biblico ma si respira un’aria di serenità. Di qui abbiamo una meravigliosa vista sul Monte delle Tentazioni dove a strapiombo sulla roccia si trova il Monastero greco ortodosso della Tentazione a cui si accede o tramite un sentiero ripido o comodamente con una funivia.

Gerico

Gerico
Gerico
Con grande dispiacere riprendiamo la strada per Gerusalemme. Avremmo voluto avere più tempo a disposizione. Non avevamo incluso Gerico nel nostro giro e solo lasciandola ci rendiamo conto del grave errore, ma credetemi, in questa terra c’è così tanto da vedere che non basterebbero settimane di viaggio.

So che dobbiamo tornare e so che dobbiamo tornare in molti dei luoghi in cui siamo già stati perché non abbiamo visto abbastanza, perché abbiamo scoperto solo in seguito le decine di altri tesori nascosti.
E quando torneremo, chiameremo il nostro amico Sami. Il mondo, anzi Gerusalemme è davvero molto piccola. Sì, perché noi Sami l’abbiamo incontrato di nuovo, del tutto casualmente, il giorno dopo tra le vie della Città Vecchia. Tra sorrisi e abbracci.