Cosa vedere a Genova in 2 giorni

Cosa vedere a Genova in 2 giorni

Last Updated on 15 Febbraio 2022 by Simona Viaggia Come Il Vento

 

Prima di arrivare a Genova una cosa sapevo per certo: se fossi salita sulle alture della città avrei potuto godere di una vista meravigliosa da Ponente a Levante. Quello che però ancora non immaginavo è che avrei passato i miei giorni con il naso all’insù per ammirare edicole votive agli angoli dei palazzi nel quartiere Prè, torri bianche che svettano come fari sulle gallerie o balconi riccamente decorati in Via XX Settembre. Ecco, solo dopo il mio arrivo ho scoperto che Genova va vissuta con lo sguardo rivolto in alto!

Cosa vedere a Genova

Il quartiere di Pré 

Atterriamo a Genova a mezzogiorno di un soleggiato ferragosto. Il nostro hotel è vicinissimo alla stazione Principe ed il volabus che collega l’aeroporto alle stazioni ferroviarie di Brignole e Piazza Principe è la perfetta soluzione per noi. L’autobus procede parallelamente all’immenso porto. Chilometri e chilometri di banchine affollate da container colorati ed enormi gru. Stiamo attraversando il cuore commerciale di Genova con le sue storie di camalli!

cristoforo colombo

Cristoforo Colombo mi accoglie alla stazione Principe

Il tempo di lasciare i bagagli e siamo già per strada in direzione di Galata – Museo del Mare. Non abbiamo molti giorni e vogliamo goderci quanto più possiamo della città. Proprio dietro di noi c’è la salita San Paolo. E’ un tuffo immediato nel cuore popolare della città. Siamo nel quartiere di Prè, un quartiere popolare e multietnico con centinaia di viuzze strette e lingue diverse che si intrecciano. Un gran mix di colori e odori, tra cucina zeneize e spezie di paesi lontani. Proprio all’inizio della stradina si incontra subito una famosa osteria genovese, La Commenda, ed un po’ più giù un ristorantino sudamericano riflesso delle diverse anime del quartiere.

 

Salita San Paolo

Salita San Paolo

La salita si apre nella Piazza della Commenda dove ci appare in tutta la sua bellezza la Commenda di Prè, un gioiello medievale con le sue arcate in pietra nera ed il maestoso campanile. La Commenda è un complesso costruito da due chiese sovrapposte e da un ospedale-ostello che ospitava pellegrini e crociati in partenza per la Terra Santa.
Oggi ospita un museo teatro il cui obiettivo è quello di veicolare un messaggio di interculturalità, proprio in nome del suo antico passato di accoglienza di genti diverse.

Museo Teatro della Commenda

Museo Commenda di Pré

Di qui dovremmo proseguire per Via Gramsci ma imbocchiamo Via Prè. Un signore sudamericano dietro di noi ci dice in spagnolo che è meglio non infilarci in quella strada ma proseguiamo. Mi inquieta un po’ questo monito ma si tratta di uno dei caruggi storici di Genova, il prolungamento della più famosa Via del Campo, e tutto sommato sono appena le due del pomeriggio e penso che non potrà essere più pericolosa delle tante stradine percorse nei miei viaggi nelle grandi città.

Sono nel ventre di Genova, quello che cantava De Andrè. Quello di Via del Campo o de La Città Vecchia. Ma non trovo i personaggi cantati da Faber, le prostitute o i quattro pensionati a cercare la felicità in un bicchiere, non ci sono nemmeno vecchie botteghe. Il caruggio ha più l’aspetto di un suq con i suoi negozi più o meno etnici, tanto sporco e degrado. Probabilmente oggi De Andrè continuerebbe a raccontare di questi vicoli ma gli ultimi delle sue canzoni sarebbero diversi.

Mi piacerebbe dirvi che ho percorso questa via con leggerezza ma non è così e sinceramente me ne dispiace perché questo caruggio qua e là strega con quelle che sono vere e proprie opere d’arte: quelle edicole votive che mi hanno fatto camminare con lo sguardo all’insù per tutta Genova. Lasciano senza parole questi tabernacoli agli angoli dei palazzi ormai scrostati in cui sono collocate sculture di madonne e santi. Guardandoli non puoi non pensare alla magnificenza di un tempo! Motivo per cui ritengo si tratti comunque di una via da visitare, evitando magari le ore serali.

Galata ed il Porto

Prendiamo una degli stretti vicoli che intersecano Via Pré per raggiungere la darsena. Quello davanti a noi è il primo assaggio del porto di Genova con le sue barche a vela, i piccoli pescherecci e soprattutto il sommergibile Nazario Sauro che è parte integrante del Museo del Mare, visitabile pagando un extra.

darsena
La banchina antistante Galata è un piccolo museo a cielo aperto che racconta attraverso pannelli esplicativi e gru portuali il glorioso passato cantieristico e portuale di Genova. Ci fermiamo ad osservare il panorama davanti a noi prima di entrare nel museo. Già quello meriterebbe una passeggiata fino a qui!

vista su porto col Nazario Sauro

La Darsena con il Nazario Sauro

Galata Museo del Mare

Galata Museo del Mare

Nell’atrio del museo un faro fanale di 10 metri di un bel colore rosso e bianco ci catapulta subito in un mondo di barche e marinai. Mi viene quasi voglia di indossare la bella cerata gialla in vendita nel bookshop prima di cominciare l’avventura alla scoperta di secoli di mari solcati. E sì, cari amici miei, ammetto candidamente che sia a Galata che all’Acquario mi ha colta un entusiasmo di bambina!

Galata Faro Fanale

Il museo è un racconto del binomio uomo mare. Un binomio inscindibile quando si parla della Superba. Il piano terra è una finestra sulla storia del Porto di Genova e del suo più famoso figlio: Cristoforo Colombo. Ma accanto all’armeria si può già sognare di mari solcati con una galea in scala 1:1.

galea scala 1:1

La Galea in scala 1:1

vita sulla galea

La vita a bordo della galea

Le parti più interessanti di Galata sono senza dubbio il secondo piano con la zattera autogonfiante su cui Fogar e Mancini trascorsero 74 giorni alla deriva dopo l’affondamento della loro imbarcazione e la sala della tempesta dove, grazie alla realtà virtuale e ad una piattaforma mobile, si può vivere l’esperienza a bordo di una scialuppa di salvataggio nel mezzo di una violenta tempesta a Capo Horn ed il terzo piano dove si racconta la storia delle emigrazioni degli italiani e le nuove migrazioni.

La sezione MEM, Memoria e Migrazioni, ricostruisce una Genova di fine ottocento, città di confluenza per tutti gli italiani alla ricerca di un futuro migliore oltreoceano, e racconta il loro viaggio a bordo di un piroscafo, ricostruito al suo interno, e dell’arrivo nella terra promessa senza nemmeno la certezza di avere il permesso per poter sbarcare. Qui, anche attraverso postazioni multimediali, ho potuto ripercorrere quello che è stato il lungo viaggio e la storia di emigranti dei miei bisnonni materni che attraversarono l’oceano e sbarcarono ad Ellis Island. Provo a cercarli inserendo le poche informazioni che ricordo in una delle postazioni e trovo il loro cognome, gli anni coincidono. Chissà se sono loro e se sono passati dal porto di Genova.

Navigazione generale Italiana

La via per le Americhe

La burocrazia, allora come oggi

L’ultimo piano, oltre ad ospitare una mostra sulla tragica storia dell’Andrea Doria, è una meravigliosa finestra sul Porto di Genova e sulla città vecchia. Salite fino qui per godere di una vista sulla città che si inerpica sulla collina. Io è da qui che ho cominciato ad amare questa città. Immaginate quante persone il porto ha visto arrivare e partire, quante storie potrebbe raccontare. Genova da sempre racconta il mare con il suo popolo di navigatori ed il mare è la vita stessa della città.

vista su genova

E guardo fuori dall’oblò

vista dal mirador

Vista dal Mirador

Il Nazario Sauro

Nel nostro biglietto abbiamo incluso la visita al Nazario Sauro S518. E chi si vuole perdere la possibilità di scendere nella pancia dell’unico sommergibile italiano ancora in acqua visitabile? Così con il nostro bel caschetto bianco e l’audioguida ci infiliamo giù per in Nazario.

Non vi nascondo che si stenta a credere che si possa vivere in un ambiente così angusto! Corridoi stretti, soffitti bassi, bagni microscopici che quelli di una roulotte sembrano una suite, ed un lanciasiluri dotato di un siluro a breve distanza dalle brandine dell’equipaggio. Ora se per qualche oscura ragione vi siete fatti un’idea idilliaca della vita in un sottomarino, direi che non c’è nulla di più lontano!

Nazario Sauro

Nella pancia del Nazario Sauro

Cosa vedere a Genova

Sottoripa

Torniamo in superficie con una gran fame e cosa c’è di meglio di un salto ai portici di Sottoripa, cuore medievale di Genova di fronte al porto antico? Pensate che una volta le acque del mare lambivano quasi i portici, tra l’altro i più antichi in Italia, e qui fiorivano le sciamadde, le friggitorie ed i forni genovesi. Luoghi semplici dove i camalli e gli operai potevano consumare pasti veloci.
Sotto i portici da settant’anni delizia il palato dei genovesi e non L’Antica Friggitoria Carega.

Antica Friggitoria Carega

Antica Friggitoria Carega

antica friggitoria carega

Ingrassare con lo sguardo

antica friggitoria carega

Frisceu, totani, pignolini, polpo bollito. A voi la scelta

Ed il mio palato poteva forse esimersi dal testare una frittura? Assolutamente no. Ecco, dovete sapere che ero preparata a gustare il vero pesto, i pansoti, la focaccia (e fidatevi, li ho provati tutti), ma nessuno mi aveva detto che Genova è la signora del fritto, del cartoccio. Ed il cartoccio vince sempre.

cartoccio pesce

La gioia in un cartoccio

Cosa vedere a Genova

Boccadasse, l’antico borgo marinaro

Immaginate i borghi di cui è disseminata la riviera ligure, con le casette gialle e arancio che si affacciano sul mare. Ecco, l’antico borgo marinaro di Boccadasse è un concentrato di quelle variopinte casette a soli 10 minuti di autobus (il 31) dalla stazione di Brignole. Un fazzoletto di terra con una piccola insenatura, una spiaggetta ricoperta da ciottoli, qualche gozzo adagiato sulla riva e tutto intorno casette arroccate e qualche bella villa.

Ci arriviamo volutamente poco prima del calare del sole percorrendo l’ultimo tratto del lungomare di Corso Italia dove molti genovesi si stanno godendo le ultime ore del ferragosto. Vogliamo assaporare dal vivo i colori del tramonto che abbiamo visto in tante foto.

via per boccadasse

Scendendo per Boccadasse

Scendiamo lungo Via Aurora, la creuza de mä che conduce alla spiaggia. Già un bell’assaggio della vista che ci sorprenderà di lì a poco. A proposito, proprio all’inizio della creuza trovate l’Ittiturismo Boccadasse, un ristorantino con piatti di pesce a km zero. Pochi piatti ma indubbiamente freschi. Suggerisco di fermarvi un attimo per prenotare un tavolo qualora desideriate fermarvi a pranzo o cena dopo il vostro giro.

Eccoci arrivate alla spiaggetta, affollata ovviamente trattandosi di ferragosto. Eppure l’atmosfera sembra lo stesso raccolta ed intima, nessun chiacchiericcio assordante. Si sta veramente bene con gli ultimi raggi di sole che si abbattono sulle casette donando all’acqua riflessi giallo e arancio.

i colori di boccadasse

Casette che sembrano baciate dal sole

Qualcuno si fa il bagno mentre la discreta musica proveniente dal bar posto proprio di fronte alla spiaggia accompagna l’ora dell’aperitivo. Non ci sono molte sedie e così sono tutti seduti sui ciottoli e noi facciamo lo stesso. Ci godiamo un tramonto suggestivo con il rumore del mare in sottofondo ed una leggera brezza. Se volete regalarvi un pomeriggio romantico o se volete semplicemente allontanarvi dal centro di Genova per rilassarvi magari sorseggiando un calice di vino davanti al mare allora vale davvero la pena fare una passeggiata fin qua.

tramonti genovesi

Tramonti genovesi

creuze

Le creuze di Boccadasse

L’Acquario

Bellissimo andare alla scoperta di Genova e del suo rapporto simbiotico col mare, sognante il pomeriggio a Boccadasse, ma il momento clou del nostro viaggio a Genova per mia nipote, futura biologa marina almeno per il momento, è la visita all’acquario. L’unico evento pianificato dell’intero viaggio, per essere precisi, con l’acquisto online dei biglietti d’ingresso. Dal nostro hotel ci viene davvero facile raggiungerlo a piedi seguendo la banchina.

Sul nostro cammino inaspettatamente ci imbattiamo nei pirati!
Va bene, sto esagerando un po’, pirati non ce ne sono, ma un enorme vascello ormeggiato al molo Ponte Calvi quello sì! Il Neptune, questo il suo nome, in tutto e per tutto ha l’aspetto di un’imbarcazione del seicento, ma la sua costruzione risale appena al 1986. Chissà se i cinefili più esperti vi riconosceranno il set del film Pirati di Roman Polanski.

polena neptune

Ciurmaaaaa

neptune

Cosa ci fanno i pirati a Genova?

Ma eccoci finalmente arrivate all’acquario! In pochi minuti ci tuffiamo nell’azzurro di Pianeta Blu, la sala da cui ha inizio l’avventura alla scoperta del mare e della sua vita. Sul gigantesco schermo va in scena il viaggio tra gli oceani. Sembra quasi di essere al cinema. Il giro non è ancora iniziato eppure credo di essere più impaziente della mia nipotina. La scoperta del mondo marino è coinvolgente ed emozionante: enormi murene, buffi cavallucci marini, simpatici lamantini, temibili squali (naaaaaa), pinguini tuffatori ed acrobatici delfini.

Sfido chiunque a non emozionarsi qui. Durante il percorso si incontrano anche delle postazioni fish making con schermi touchscreen dove i bambini (e perché no, anche gli adulti) si possono sbizzarrire nel creare il proprio pesce assemblando pinne, tipo di bocca e colori scoprendo infine in quale ambiente marino potrà vivere un pesce con siffatte caratteristiche.
Tutto l’Acquario è un percorso di sensibilizzazione sulla salvaguardia degli ambienti acquatici e dell’ecosistema marino teso a rendere consapevoli i visitatori della necessità di comportamenti responsabili ed attivi nella difesa dei mari.

delfino acquario

Sguardi sognanti

I bambini nel percorso espositivo possono anche emozionarsi sfiorando le razze nella grande vasca tattile (ovviamente con le dovute accortezze), scoprire ambienti acquatici assai diversi da quelli a cui sono abituati come la laguna indo-pacifica, le foreste tropicali africane e quelle del Sud America, ritrovare Nemo e tutti i suoi amici o passeggiare nel giardino tropicale con uccellini e farfalle che svolazzano sulle loro teste.

pinguini acquario

Guarda che tuffo!

giardino tropicale

Il giardino tropicale

La visita all’Acquario, per quanto mi riguarda, al di là delle emozioni che accompagna i visitatori, resta uno strumento utile se non necessario per sensibilizzare soprattutto le nuove generazioni sui pericoli di estinzione di molti animali a causa dell’azione dell’uomo sull’habitat o sugli animali stessi.

biosfera genova

C’era una volta una foresta amazzonica in una bolla di vetro

Proprio accanto all’acquario non può sfuggire per la sua spettacolarità la Bolla di Renzo Piano che ospita al suo interno la Biosfera. Un angolo di foresta amazzonica con tanto di piante tropicali, ibis e pappagalli racchiuso in una struttura di acciaio e vetro nel cuore del Porto Antico di Genova che ahimè ho potuto ammirare solo esternamente per mancanza di tempo.

Cosa vedere a Genova

I caruggi

Il fascino di Genova passa proprio di qui, dai suoi caruggi. Bui, stretti, a volte fatiscenti e maleodoranti con gli edifici addossati l’uno sull’altro o al contrario colorati ed abbelliti dai fiori che si aprono in piazzette inaspettate. I caruggi raccontano il passato della città. Chissà quanti naviganti di passaggio da Genova hanno visto perdersi in quelle stradine alla ricerca di sciamadde in cui sfamarsi con pochi soldi oppure di un po’ d’amore per alcune ore. Chissà di quanti antichi mestieri ormai perduti sono stati testimoni.  Leggetene i nomi, vi accorgerete di come i caruggi fossero organizzati per professioni o di come parlassero, a modo loro, di amore.

Guardate in alto mentre li attraversate: tra i muri scrostati resterete estasiati di fronte alla bellezza delle edicole votive dedicate a madonne e santi. Imboccandone uno potrete scoprire una chiesetta oppure vedere le insegne di una vecchia bottega che ancora sopravvive tra negozi etnici.  Ecco i caruggi più di ogni altra cosa sono la memoria storica della gloriosa Genova.

caruggi genova

Vico del filo

edicole votive

Le Madonette e la devozione dei genovesi

caruggi

Focaccia e Kebab

caruggi

“Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi”

Piazza De Ferrari, l’agorà genovese

Dopo aver passeggiato tra i caruggi genovesi fa un certo effetto giungere in Piazza De Ferrari. Il buio dei vicoli lascia il posto ad ampi e luminosi spazi. Quasi si resta abbagliati dalla bellezza dei maestosi edifici che si affacciano su di essa tra cui il Palazzo della Borsa in stile liberty che ammalia per le sue decorazioni, il glorioso Teatro Carlo Felice ed il Palazzo Ducale (il cui ingresso è su Piazza Matteotti). La fontana centrale è come una gioiosa festa al centro di questo bel salotto cittadino.

Piazza De Ferrari baciata dal sole

palazzo ducale

Il Palazzo Ducale

Da Piazza De Ferrari a Via XX Settembre il passo è davvero breve. Ma che passo! Che incanto passeggiare sotto i suoi portici, ora liberty, ora neogotici con le bande bianche e nere.
Prendete una donna che passeggia lungo la via dello shopping genovese: direste mai si possa disinteressare completamente delle vetrine per guardare i soffitti, vere e proprie opere d’arte,  i decori dei palazzi, gli incredibili pavimenti a mosaico ed i balconi in pietra ed in ferro lavorato?

Ebbene, pur pullulando di negozi, il mio sguardo era tutto preso dalla maestosità di questa via dalle atmosfere retrò! Una via monumentale di cui mi sono perdutamente innamorata tanto da farmi pensare, non so se a torto o a ragione, che sia la più bella via italiana.

Via XX Settembre

Via XX Settembre

Via XX Settembre

<<Come il grifone artiglia queste, così Genova distrugge i nemici>>

chiesa di santo stefano

Chiesa di Santo Stefano vista da Via XX Settembre

Via XX Settembre

Decori come ricami

Come non ci si può innamorare perdutamente di questa via?

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La Spianata di Castelletto

Dopo aver vissuto il ventre di Genova, non si può non ammirarne la bellezza dall’alto abbracciandola da Ponente a Levante con lo sguardo. Salire sulle sue alture, magari al tramonto come abbiamo fatto noi, quando i caldi raggi del sole la avvolgono con tonalità ambrate è un esercizio di pace per la mente.

Arriviamo all’ascensore di Porta Portello ma a ridosso della monumentale Galleria Garibaldi ci appare una delle ennesime sorprese di Genova: una bianca torre svetta davanti ai nostri occhi. Per un attimo mi domando cosa ci faccia un faro nel bel mezzo della città! In realtà è una torre di osservazione ed una delle meraviglie, ahimè chiusa al pubblico, del vicino Palazzo Lomellino.

palazzo lomellino

La Torre di Palazzo Lomellino

ascensore

L’ascensore Portello-Castelletto: la via per il Paradiso

Potremmo facilmente salire alla Spianata di Castelletto con lo storico ascensore che in pochi minuti percorre i 57 metri di dislivello tra Piazza Portello ed il belvedere ma preferiamo allungare un po’ prendendo la funicolare Sant’Anna la cui entrata è posta proprio a breve distanza. In fondo ascensori e funicolari qui a Genova sono essi stessi parte della storia della città che raccontano da un punto di vista verticale e noi questa storia vogliamo viverla.
E la funicolare di Sant’Anna, il più antico degli impianti genovesi (pensate che una volta era una funicolare ad acqua), attraverso una salita immersa nel verde, ci fa quasi sfiorare i signorili palazzi.

funicolare sant'anna

La funicolare Sant’Anna

Un lungo giro attraverso il tranquillo quartiere di Castelletto ci porta finalmente al belvedere. Pensiamo che la famosa granita di Don Paolo ce la siamo proprio meritata ma…sorpresa: Don Paolo è chiuso!
Dopo l’iniziale delusione (che dopo la nostra discesa troverà consolazione in una focaccia genovese) conquistiamo una panchina per assaporare in silenzio l’incredibile panorama incorniciato dai rami di pino.
Mentre il sole comincia a calare lentamente con lo sguardo cerchiamo di scorgere gli ultimi palazzi all’orizzonte. Sotto di noi una distesa di case arroccate, di tetti e di campanili, in lontananza navi e gru, la Lanterna. Da quassù Genova è tutta nostra.

spianata di castelletto

Quanto lontano riusciamo a guardare da qui?

spianata di castelletto

Una distesa di tetti, cupole e campanili

ascensore castelletto

Le maioliche in stile liberty della galleria dell’ascensore di Portello


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Il Castello D’Albertis, la dimora di un capitano visionario

Il Castello D’Albertis con le sue mura merlate è una vista affascinante per chiunque passi dalla stazione Principe e noi che da quella piazza ci siamo passate continuamente non potevamo non esserne incuriosite.
Decidiamo quindi di sfruttare la nostra ultima mattinata a Genova per visitarlo. Da via Balbi l’ascensore Castello D’Albertis-Montegalletto con una singolare corsa prima in orizzontale e poi in verticale ci dovrebbe portare agevolmente in Corso Dogali davanti al Castello ma ahimè è in manutenzione. Insieme ad altri turisti restiamo un po’ spiazzati. Proviamo a raggiungerlo a piedi ma sembriamo pac man che sbatte contro le mura del labirinto.

Saliamo una scalinata e ci troviamo il passaggio sbarrato, prendiamo un’altra via ma è una strada chiusa, continuiamo ad incontrarci con gli stessi turisti che provano vie alternative come noi. Si vede che non siamo pratiche di Genova?
Decidiamo per l’autobus ed in questo devo dire che aver scaricato l’app dell’AMT di Genova prima del viaggio mi è stato di grande aiuto. Fatelo anche voi, io l’ho utilizzata continuamente per gli spostamenti durante il mio soggiorno.

Al Castello, che ospita il Museo delle Culture del Mondo, si accede attraverso un parco. Essere avvolto nella fitta vegetazione gli conferisce un aspetto un po’ misterioso e vi dirò: in fondo la visita alla dimora D’Albertis sarà una bella esplorazione in terre lontane.

castello d'albertis

castello d’albertis

castello d'albertis

L’ingresso al museo

Ma chi era il capitano Enrico Alberto D’Albertis? Etnografo, antropologo, navigatore, viaggiatore instancabile, costruttore di meridiane, insomma un esploratore curioso del mondo sempre in viaggio alla scoperta di terre esotiche e nuove culture.

Alla sua morte lasciò il castello e tutte le sue collezioni alla città e la visita al museo è un incredibile ed avventuroso viaggio in Oceania, in Africa e nelle Americhe attraverso le collezioni etnografiche, i libri e le carte nautiche del capitano. In quella che una volta era la zona della servitù è stato creato un percorso con aree tematiche dedicate agli Indiani del Nord America, alle culture del Sudamerica o alle medicine tradizionali.

castello d'albertis

Lo scalone di marmo con le collezioni d’armi

castello d'albertis

Si continua a guardare all’insù!

Genova

Sala delle Meridiane

castello d'albertis

Il corridoio affrescato con la partenza delle caravelle da Palos

Questo viaggio attraverso mondi lontani visti con gli occhi di un esploratore dell’Ottocento ha un qualcosa di speciale. Facile raccontare e vivere il mondo oggi, ma allora il valore della scoperta aveva un sapore diverso. Attraversando le stanze si può percepire il senso di avventura di un uomo curioso di scoprire nuovi popoli e le loro culture, la sua insaziabile sete di conoscenza in ogni libro e oggetto (persino una mandibola di balena) collezionato.
Tra l’altro, grazie alla sua posizione, il castello rappresenta un incredibile punto panoramico da cui ammirare la città. Mi immagino il capitano D’Albertis sui loggioni ad osservare il mare e a pensare a nuovi viaggi da intraprendere.

castello d'albertis

Non è la Spianata di Castelletto ma anche di qui la vista non è niente male!

Non so se il Castello D’Albertis sia tra gli itinerari consigliati ma vi dico: andateci e non ve ne pentirete! E’ un tuffo nel passato delle esplorazioni, è lo specchio della sfrenata passione di un visionario per mondi lontani, è il racconto di popoli scomparsi. Eravamo partite credendo di visitare solo un castello dall’aspetto neogotico ed invece abbiamo scoperto un mondo magico.

Dove mangiare a Genova

Mancano solo poche ore al nostro volo e ci concediamo un ultimo pranzo a Genova. A sorpresa alle spalle di Via Prè in Piazza Sant’Elena, tra palazzi scrostati e ristoranti cinesi, troviamo la Trattoria dell’Acciughetta, un piccolo ristorante dall’aspetto tradizionale ma con un tocco di creatività. A dir la verità lo avevamo adocchiato la sera prima ma era tutto pieno. Ci aveva incuriosito il menù, dove le acciughe ovviamente fanno da padrone.
E’ il miglior modo per concludere la nostra esperienza genovese. D’altra parte l’acciuga non è parte stessa della cultura alimentare di Zena?
Conquistiamo l’ultimo tavolo libero dove Bernard il Rosso, opera di Tiler, un curioso e misterioso street artist genovese che da qualche anno piastrella (letteralmente) di notte la città con le sue opere, osserva il mare.

Tiler

Bernard il Rosso, Tiler

Piatti tradizionali con un tocco di contemporaneità e di freschezza ed un’ottima birra ligure (limited ediscion,giovane e frizzante come il ristorante e tutto lo staff) ci deliziano facendoci sentire l’addio a Genova un po’ meno amaro.
Fateci un salto se siete nei dintorni di Galata o dell’Acquario (prenotate però!), la riqualificazione di Via Prè passa anche dal lavoro e dalla passione di questi ragazzi.

trattoria dell'acciughetta

“Portami al mare”
E mi ci ha portato!

birra ligure

Galhop,limited “ediscion”, la birra più venduta da nessuna parte!

Genova, mi hai stregata e non lo avevo previsto.