Monte Sant’Angelo,un borgo bianco sul Gargano.

Monte Sant’Angelo,un borgo bianco sul Gargano.

Last Updated on 14 Febbraio 2019 by Simona Viaggia Come Il Vento

Devo ammetterlo, quando si tratta della Puglia è la mia amica Marta, che negli anni ha macinato migliaia di km in lungo e largo alla scoperta della nostra regione, la mente dietro le nostre gite fuori porta. Lei propone (d’altra parte le tocca guidare) ed io accetto sempre con entusiasmo visto che siamo un duo ben rodato e con gli stessi gusti. Complice una bella giornata di sole mi lancia l’idea di arrivare sul Gargano e di visitare uno dei centri più importanti tanto per la sua storia, religiosa soprattutto, che per la gastonomia: Monte Sant’Angelo. Arroccato a più di 800 metri su uno sperone a sud del promontorio del Gargano questo borgo medievale ha una meravigliosa vista sia sul Tavoliere che sul Golfo di Manfredonia.

Daunia

Colori lussureggianti

Appena giunte a Monte Sant’Angelo lo sguardo cade immediatamente sulle bianche casette a schiera del nucleo medievale che si inerpicano su livelli successivi lungo una strada tortuosa. Siamo nel rione Junno. Le casette dipinte con la calce, con i bei tetti spioventi ed i comignoli, sono addossate l’una all’altra ed insieme all’intricato dedalo di viuzze e stradine fanno del rione un vero e proprio labirinto.  Tutto un inerpicarsi di strade con vecchie ape piaggio che, non si sa come, riescono sbuffando ad arrivare fino in cima.

Rione Junno

Rione Junno

È qui, nel rione Junno, che è racchiuso il primo nucleo della città. Un rione la cui storia, come quasi tutto qui a Monte Sant’Angelo, è legata alla presenza del Santuario. Questa caratteristica zona  di Monte Sant’Angelo con le sue abitazioni monofamiliari nacque infatti per dare ospitalità ai numerosi pellegrini in arrivo. Oggi percorrendo le sue strade in salita non potrete fare a meno di soffermarvi sulla distesa di tetti e comignoli che guardano verso il golfo.

Monte Sant'Angelo

Una distesa di tetti e comignoli

La nostra prima meta di questa giornata baciata dal sole è il castello che si trova nella parte più alta della città. Credetemi, la vista che si ha di qui ripaga interamente il prezzo del biglietto, tra l’altro davvero irrisorio visto che parliamo di appena 2€. Ora, il turismo di questa città è prettamente religioso. Monte Sant’Angelo è stata ed è ancora meta di pellegrinaggio e magari si giunge fin qui per per motivi spirituali ma non è banale dire che anche l’occhio trova grandi soddisfazioni. Ed io davvero ne avrò. Saranno la visita al castello e poi, verso il tramonto, all’abbazia di Pulsano a rendere la giornata speciale.

Castello di Monte Sant'Angelo

La vista sulla Valle di Carbonara

Castello di Monte Sant'Angelo

Passeggiando lungo le mura non si può non rimanere incantanti per il panorama

Passeggiando lungo le mura del castello assaporiamo l’incredibile vista sulla Valle di Carbonara che copre il territorio che va da Mattinata a San Giovanni Rotondo. Un territorio un tempo ricco di carbonaie, di qui il nome della valle. I colori di questi luoghi, dove il verde sembra impadronirsi con forza della roccia mentre le mucche al pascolo placidamente punteggiano il territorio, sono così lontani da quella che è la Puglia nell’immaginario comune. Qui si va oltre il mare. Verde lussureggiante, boschi e persino lupi.
Il castello, come molte fortezze pugliesi, nei secoli ha subito diversi rifacimenti ed ampliamenti. Il Castellum de Monte Gargano nacque come primo nucleo difensivo con Orso I. Poi durante la dominazione normanna il castello subì una ricostruzione oltre che l’ampliamento della stessa cinta muraria. Riconosciuta infatti l’importanza del Santuario di San Michele l’esigenze difensive del territorio erano mutate profondamente.

Vista dal Castello di Monte Sant'Angelo

La vista è ampiamenta appagata

Castello di Monte Sant'Angelo
Sotto l’illuminato Federico II, il cui amore per la Puglia è indiscutibile, fu ulteriormente fortificato e incluso tra i castra exempta, i castelli ritenuti di particolare importanza. Con gli Angioini la fortezza divenne prigione. Tanto che passeggiando all’interno del castello vi capiterà di imbattervi in alcuni locali in cui sono state riprodotte le celle. Sotto gli Aragonesi il castello tornò alla sua antica magnificenza ma si resero necessari nuovi interventi per fronteggiare le frequenti invasioni dei turchi e l’avvento delle armi da fuoco. Al suo interno il castello è ben conservato anche se, a parte le insegne e poche altre cose, è abbastanza spoglio ma questo forse non ne snatura l’anima. Quasi tutta la fortezza è visitabile. Si può accedere alle umide segrete, percorrere i cunicoli, entrare nella cisterna per la raccolta delle acque, salire sulle terrazze dove sono posizionati i cannoni difensivi.

Castello di Monte Sant'Angelo

 

pozzo cisterna castello di Monte Sant'Angelo

Il verde lussureggiante fa da padrone in quest’angolo di Puglia!

Castello di Monte Sant'Angelo

Castello di Monte Sant'Angelo

Il torrione aragonese e le mura

CAstello di Monte Sant'Angelo

Incontri nel fossato

Ad appena duecento metri di distanza si trova il Santuario di San Michele, Patrimonio Unesco, il luogo che più di ogni altro rappresenta la città e che ogni anno richiama centinaia di migliaia di fedeli devoti al culto micaelico. Un culto che lega, lungo la Via Sacra Langobardorum, Monte Sant’Angelo alla Sacra di San Michele in Val di Susa ed al Santuario di Mont Saint Michel in Francia. Scendiamo lungo la strada in sanpietrini e subito si svela alla vista la torre ottagonale del campanile. Accanto si apre un ampio piazzale dove si trova l’ingresso del sacro complesso che nasconde proprio al suo interno, 86 scalini più in basso, la mistica grotta.

Stradina Monte Sant'Angelo

Verso il Santuario

Una delle due arcate all’ingresso reca una severa iscrizione in latino Terribilis est locus iste. Hic est domus Dei et porta coeli a ricordare la sacralità di quella grotta che fu consacrata al culto cristiano dallo stesso San Michele, che trova posto in un’edicola centrale. Attenti voi che entrate.

Santuario San Michele

Terribilis est locus iste. Hic est domus Dei et porta coeli

Attraverso cinque rampe di scale abbellite con nicchie ed archi gotici si giunge ad un sontuoso portale romanico le cui porte di bronzo consentono l’accesso alla grotta di San Michele Arcangelo. Il luogo è davvero impressionante. Immaginate una grotta vera e propria scavata dalla natura attorno alla quale sono stati costruiti nei secoli absidi, altari, una cappella delle reliquie, una navata angioina.

Cuore della grotta è il presbiterio dove è collocata la teca che custodisce la statua di un giovane San Michele con una spada in mano dietro la testa pronto a fendere il colpo. Sotto la statua si trova l’altare originario in pietra, detto delle impronte, che racchiude appunto l’impronta del piede dell’Arcangelo.
Al nostro arrivo nella chiesa rupestre ricavata nella grotta si sta celebrando una messa. L’aria è intrisa di incenso e le panche sono gremite di fedeli in preghiera. Il luogo esercita indubbiamente un fascino oscuro e misterioso che si è perpetuato nei secoli. Pare che fino qui giunse anche S. Francesco (difatti qui nella grotta troverete un altare a lui dedicato) il quale, sentendosi indegno di entrare nella grotta, non andò oltre e si fermò all’ingresso dove incise il segno del Tau.
In questa parte del Santuario è vietato fare fotografie ed io, com’è mia buona abitudine, mi sono adeguata a malincuore.

Paolo Monti-Grotta San Michele

Grotta di Monte Sant’Angelo.
Credit to Paolo Monti. Civico Archivio Fotografico di Milano

Monte Sant'Angelo

Dal Santuario al complesso monumentale

Una rampa di scale e pochi metri separano il Santuario dal complesso monumentale della chiesa di San Pietro, il battistero di San Giovanni in Tumba e la chiesa di Santa Maria Maggiore.
Tre edifici connessi tra di loro ancora sulla scia del culto di San Michele.

Quella di San Pietro è stata la prima chiesa cittadina ma, a parte la facciata ed il bel rosone con lo stemma dell’arcivescovo Ginnasio, ben poco di originale è rimasto dopo la sua demolizione alla fine del XIX secolo a causa di problemi statici. Dal lato sinistro dell’abside si accede al suo battistero. Una meravigliosa opera medievale del XII secolo conosciuta anche con il nome di Tomba di Rotari. Per lungo tempo infatti si è creduto che qui vi fosse sepolto il celebre re longobardo. Una errata credenza probabilmente frutto della cattiva interpretazione di alcuni scritti. Più che ad un mausoleo o ad un campanile infatti le sue caratteristiche architettoniche rimandano alle cappelle battesimali.

Non è banale dire che il battistero, nel suo polimorfismo, ha un che di unico. Immaginate una struttura con pianta cubica su cui si innesta una pianta ottagonale sormontata a sua volta da una cilindro di forma elissoide culminante in una cupola ovoidale. Vi assicuro che da una simile opera architettonica è impossibile distogliere lo sguardo. In questo caso uno sguardo inevitabilmente volto verso l’alto per ammirarla in tutta la sua bellezza.  Per non parlare poi dei capitelli. Dimenticate foglie e fiori. Ad ornare le cornici sono le storie bibliche, come per esempio quella del profeta Balaam e della sua asina.

Battistero di San Giovanni

Il magnifico battistero di San Giovanni in Tumba

Balaam e la sua asina

La fascia del capitello con scolpita la storia di Balaam e dell’asina

L’ingresso al battistero avviene attraverso il portale della chiesa di Santa Maria Maggiore posto alla destra. Un portale del XII secolo che si caratterizza soprattutto per la presenza di elementi zoomorfi, molto diffusi nel romanico pugliese, e per la lunetta raffigurante la Madonna e, sui lati, le figure adoranti di Costanza d’Altavilla e Benedetto II. Al suo interno colpiscono particolarmente gli affreschi tra cui non può mancare uno dedicato a San Michele. Non potrebbe essere diversamente qui a Monte Sant’Angelo. Girando per il paese infatti trovere la sua effige ovunque, davanti a case, negozi o come quadri o statue di ogni grandezza.
dettaglio chiesa Santa Maria Maggiore

dettaglio chiesa Santa Maria Maggiore

Ma è tempo di perderci tra le bianche stradine della città dove è vivo il profumo del pane. E già, piccolo particolare non da poco.
Monte Sant’Angelo è rinomata per il suo pane o meglio la sua famosa pagnotta. Croccante la crosta con un soffice cuore bianco. Un pane che sa di passato, di vecchi gesti come quello di portaselo al petto per tagliarlo. Un pane di origine contadina che con il passare dei giorni, diventato raffermo, veniva (e viene) utilizzato per preparare piatti poveri, come l’acquasale e pane e pomodoro. Piatti che ancora oggi sono vivi nelle nostre case.
Non si può passare di qui senza portarsi a casa una bella pagnotta cotta nel forno a legna. Difatti mio padre non se l’è fatto ripetere due volte. Già che ci sei, perchè non mi porti un po’ di pane?
Inutile dirvi che il babbo è stato accontentato!

pane monte sant'angelo

Riuscite a sentire la fragranza del pane nell’aria?

Ma le tentazioni tra i vicoli del paese non sono finite. E credo nessuno potrebbe resistere passeggiando davanti alle belle forme di caciocavallo podolico che pendono dai soffitti dei negozi. Un formaggio da tavola spesso di difficile reperibilità al di fuori di questa zona in quanto il latte con cui viene prodotto è disponibile soltanto in alcuni mesi dell’anno. Generose dispensatrici di questo latte sono le mucche podoliche che non mancherete sicuramente di incontrare intente a pascolare quando arriverete a Monte Sant’Angelo.

Girando tra le bianche vie del rione Junno fermatevi a curiosare nella bottega del decano degli artigiani del paese: Domenico Palena. A dispetto del nome, Souvenirs Gargano, il suo laboratorio racconta una vita dedicata alla lavorazione del legno e del cuoio.

Monte Sant'Angelo

Tra le vie di Monte Sant’Angelo vanno in scena anche gli antichi mestieri

Ameremmo continuare a passeggiare tra i vicoli che sanno di bucato e di legna che arde ma vogliamo arrivare al complesso dell’Abbazia di Santa Maria di Pulsano prima del tramonto. Solo 8 km ci separano dalla collina di Pulsano. Tra curve, prati verdi e mucche podoliche in una decina di minuti raggiungiamo la nostra meta.

mucche podoliche

L’abbazia purtroppo è prossima all’orario di chiusura pertanto non possiamo che dedicare un giro veloce al suo interno. In realtà sono pochi gli spazi accessibili ai visitatori. L’abbazia infatti è abitata da una comunità monastica dedita alla clausura e bisogna rispettarne gli spazi e soprattutto il desiderio di silenzio.

Abbazia di Pulsano

L’ingresso all’abbazia

La storia di questo luogo è alquanto travagliata. Dalla sua costruzione nel VI secolo, l’abbazia ha visto susseguirsi diversi ordini monastici, eremiti dediti all’ascesi, incursioni saracene, abbandono, degrado, atti vandalici e persino saccheggi. Fino al 1997 quando si è insediata una nuova comunità monastica che l’ha riportata in vita adottando, se così possiamo dire, gli eremi tutt’intorno. A rendere questo luogo particolarmente speciale infatti sono i circa 24 eremi scavati nella roccia in un sistema di terrazzamenti attorno all’abbazia. Collegati tra di loro tramite stradine e sentieri, con un sistema idrico e celle comuni come quella trasformata in mulino, alcuni di questi eremi erano situati in luoghi talmente inaccesibili da rendere necessario l’utilizzo di corde legate ad una carrucola per accedervi. Cosa che rendeva la vita ascetica ancora più dura e purificatrice.
Con amore la nuova comunità monastica se n’è presa cura per riportarli alla loro antica bellezza dopo decenni di abbandono. Immaginate questi eremi, alcuni dei quali persino adornati con affreschi, vandalizzati o utilizzati come riparo dai pastori che vi accendevano fuochi all’interno.

Abbazia di Pulsano

I dolci colori del tramonto avvolgono l’abbazia di Pulsano

Noi qui ci sentiamo in uno stato di grazia mentre i tenui colori del tramonto avvolgono l’abbazia. Siamo sulle pendici del Gargano e siamo immersi nel silenzio assordante della natura. Solo ogni tanto in lontananza si sentono i campanacci degli animali al pascolo. E come se la bellezza dell’abbazia arroccata sulla grigia roccia non fosse sufficiente ecco che lo sguardo si perde all’orizzonte nel blu del mare del Golfo di Manfredonia che domina il panorama.  Che dite, vale la pena di arrivare sul punto più alto del Gargano per assaporare le bellezze di Monte Sant’Angelo?

Golfo di Manfredonia

La vista sul Golfo di Manfredonia