Storie curiose di instancabili viaggiatori

Storie curiose di instancabili viaggiatori

Last Updated on 4 Dicembre 2020 by Simona Viaggia Come Il Vento

Storie curiose e bizzarre i viaggiatori ne hanno sempre da raccontare. Chi di noi non ha vissuto situazioni assurde, maledetto la scelta del compagno di viaggio o fatto incontri originali? Io ne ho collezionate a decine e mi sono anche divertita a raccontarle.

Oggi però a portarvi nell’incredibile ed a volte anche assurdo mondo degli aneddoti di viaggio sono i miei amici travel blogger. Scoprirete che non esistono viaggi perfetti (come dice la mia amica Benedetta di Viaggi Imperfetti) ma che possiamo provare a risollevare qualcosa che è andato storto o semplicemente tornare a casa con nuove scoperte e persino inaspettate amicizie, ma soprattutto con storie curiose da raccontare.

Ahhh gli incontri in viaggio, chi non ha conosciuto personaggi bizzarri? Silvia – The Food Traveler  ha fatto un incontro davvero “affilato” ad Amsterdam.

Il rappresentante di forbici e coltelli

Il mio primo impatto con Amsterdam è stato memorabile, ma non in senso positivo. L’incontro con la città risale a tanti anni fa, per via di un volo in ritardo e di una coincidenza persa.

Il servizio di customer care dell’aeroporto di Schiphol però è eccellente: mi viene assegnata una stanza in un hotel vicino allo scalo e un posto sul primo volo del mattino. Sull’autobus diretto in albergo, spero che nessuno si sieda accanto a me. Ma appena prima della chiusura delle porte il sedile a fianco viene occupato da un uomo sulla sessantina, con la testa lucida e i baffi sottili. Ricorda vagamente Hercule Poirot, se non fosse per la camicia giallo carie e il completo grigio topo che odora di naftalina. Non mi stupirei se la giacca o i pantaloni si incendiassero per autocombustione. L’omino apre la ventiquattrore e ne estrae un catalogo: Poirot fa il rappresentante di forbici e coltelli. Me li mostra tutti, dall’inizio alla fine, pensando per qualche assurdo motivo che io possa essere interessata.

All’arrivo in hotel corro verso la reception ma in un attimo Hercule è accanto a me. Dovremmo cenare insieme, mi dice, we had so much fun on the bus. Fun, io e te? Avrei voluto prendere uno dei suoi coltelli e tagliarmi le vene, sul bus. Lo ringrazio, gli dico che sono molto stanca e mi metto in coda. Quando arriva il mio turno, mi accorgo che i re delle lame è finito in un’altra fila, così una volta fatto il check in scatto verso l’ascensore. 

In camera penso solo a due cose: una doccia e qualcosa da mangiare. Ma mentre mi preparo per scendere al ristorante, il telefono della stanza squilla. Rispondo pensando a una comunicazione su un cambio di orario del volo, e invece no. 

“Hi, it’s me” esordisce il rappresentante. Vorrei domandargli per quale motivo dovrebbe dirmi sono io quando ci conosciamo da cinque minuti. Mi invita nuovamente a cenare insieme. Penso di staccare il telefono dalla presa e lanciarlo contro il muro. Rifiuto ma lui insiste, e lo immagino nella sua stanzetta mentre affila le lame.

Lo so, leggo troppi gialli. Lascio passare qualche minuto prima di ordinare dal menù del servizio in camera, perché la paura di trovarmi faccia a faccia con mani di forbice è troppa. Come in un libro, dopo aver ritirato il vassoio con la cena, sposto la poltrona e la incastro sotto la maniglia. La prudenza non è mai troppa!

I romani hanno un rapporto conflittuale con la capitale. Roma si odia per tante sue problematiche ma alla fine le si perdona tutto perché riesce sempre a sorprenderti. Vero Strayidler?

Ah Roma mia…

Del mio rapporto conflittuale con Roma, dove vivo, ho già parlato qui. La Città Eterna mi ripropone continuamente sfida e conciliazione.

Come quella volta che dovevo andare a trovare in Svizzera uno dei miei migliori amici, appena diventato padre. Io e mia moglie partiamo con buon anticipo, come sempre quando devo raggiungere qualcosa che non mi attenderà. In questo caso, un aereo.
Solitamente prendo i treni regionali per raggiungere l’aeroporto di Fiumicino. Sono frequenti e stavolta pure in orario. Mi siedo e mi rilasso fino alla penultima fermata: Parco Leonardo, che si trova a pochi chilometri dall’aeroporto.

@strayidler

Qui il capotreno improvvisamente ci dice di scendere. No, non è semplicemente guasto il treno in cui sono io. È proprio la linea ferroviaria ad avere problemi e non ci sono dettagli sui tempi di ripristino. Be’, provo a chiamare un taxi. Semplice, no? Vengo gentilmente informato che non ci sono taxi disponibili in zona. Che fortuna!

Tra me e mia moglie, io sono quello che fa i piani. Ma è lei la crisis manager della coppia. Esce dalla stazione e si mette a scrutare la strada. C’è già un gruppo di persone che ha avuto la stessa idea. Un signore incuriosito si ferma per capire cosa è successo. Mia moglie non se lo fa ripetere due volte e chiede un passaggio in aeroporto. Io non sarei mai riuscito a farlo. Prima che me ne renda conto, ci troviamo in macchina con altri due turisti. Non smetterò di ringraziare l’autista per tutto il breve tragitto.

In aeroporto è ancora mia moglie a fiondarsi al gate. Sfreccia pure in mezzo a due carabinieri, che si  girano sorpresi, ma divertiti. Io la seguo, scusandomi per lei. Ma il nostro volo è salvo. Ed è a lei che lo devo.

Per la cronaca, alla fine anche il volo partirà in ritardo. Ah, Roma mia…

Noi italiani siamo famosi per la nostra abilità nel comunicare con i gesti. Ma il mix con l’inglese a volte dà risultati esilaranti. Fabio di Assaggi di Viaggio ne sa qualcosa.

Il Phon con botto

Il protagonista di questa storia purtroppo sono proprio io.  Sia io che Anna Luisa a scuola abbiamo studiato (sfortunatamente) francese, quindi l’inglese lo abbiamo dovuto imparare un po’ per conto nostro per viaggiare, ma fino ad un certo punto è  stato un inglese da sopravvivenza, prima che decidessimo di iscriverci ad una scuola per impararlo meglio.

Una sera, in Scozia, dopo aver tanto girovagato per le splendide valli scozzesi, arrivammo alla nostra graziosa guest house in un piccolo centro. Come spesso ci è capitato, salimmo le nostre valigie pesanti per le nostre 3 settimane di viaggio, a piedi, per due piani.
Una volta in camera, Anna Luisa decise di farsi lo shampoo prima di cena mentre io studiavo il programma per il giorno seguente. Finito lo shampoo, prese il phon per asciugarsi i capelli. Appena inserita la spina nella presa di corrente, un botto e la corrente saltò…non solo in camera nostra ma in tutta la guest house!

Ovviamente scesi alla reception per spiegare l’accaduto, aiutandomi, da buon italiano e napoletano in particolare, anche con i gesti e coi suoni. Quindi mimai con le dita ad L il phon che asciugava i capelli, ed anche il botto con un bel “boom”, il tutto usando la parola phon invece di hairdryer. Pochi minuti e la receptionist ripristinò la corrente.

Ripensando a cosa avevo detto, mi resi conto che la povera receptionist poteva aver capito che mia moglie in camera si era sparata col “phone”, ovvero col telefono e da qui ci facemmo un sacco di risate pensando alla povera receptionist che già si immaginava la scena del crimine nella sua guest house.

Chi di noi non si è imbattuto in qualche passeggero alla ricerca disperata di un posto per il bagaglio nella cappelliera? Uno di questi incontri l’Orsa Nel Carro Travel Blog non lo dimenticherà facilmente.

I gattini del Frecciargento Bolzano-Salerno

Sono a bordo del treno che mi sta riportando a casa dopo una vacanza in Alto Adige.

A Verona sale un’intera divisione della Croce Rossa, oltre un centinaio di persone con un bel carico di borsoni e voluminose attrezzature. Il gruppetto più simpatico e rumoroso s’impadronisce della carrozza dove sto viaggiando io (checculo).

Nel prendere posto, alcuni di loro si passano di mano in mano una di quelle gabbiette di plastica usate per trasportare piccoli animali domestici: “Ragazzi mi raccomando, occhio ai gattini” – li sento bisbigliare.

Il trasportino con i gattini viene a finire sulla cappelliera di fronte al mio posto. Purtroppo non riesco a vederne l’interno, ma immagino questi poveri micini in balìa di un lungo viaggio, e di una banda di padroni rumorosi e fracassoni.

 

Saranno le mascotte di questa squadra? Oppure saranno stati salvati da chissà quale destino? Ma non avranno fame? E chi si occupa dei bisogni?

Com’è, come non è, attraverso l’Italia centrale completamente in ansia per “i gattini”. Ad ogni sobbalzo, ad ogni fermata, ad ogni galleria, il mio sguardo vola a quel trasportino lassù.

A Roma sale una coppia di turisti stranieri. Lei vestitino a fiori, cappello a larghe tese, ballerine colorate ai piedi e sguardo trasognato. Lui un essere completamente anonimo, un valletto senza scopo, se non quello del trasporto del di lei trolley. Trolley che sembra pesare una tonnellata. 

Dannazione, accanto al trasportino c’è uno spazio libero e il turista lo individua. Aiutandosi con una sofferta rincorsa, l’uomo solleva il pesante trolley raggiungendo a fatica il bordo della cappelliera. Il trolley è troppo largo. Lui però non si arrende. Io sono pietrificata dall’ansia e giuro di aver udito un miagolio disperato!

Il turista si produce in una serie di colpi, botte e spinte insistenti per incastrare il trolley nella cappelliera, fino a urtare con violenza e noncuranza il trasportino dei poveri gattini

Con un gesto che sfugge al mio controllo, mi alzo in piedi di scatto urlando OHHH! I GATTINI!!!

Nella carrozza esplode il silenzio.

Un operatore della Croce Rossa si alza, viene verso di me, e cercando di soffocare una risata, poggia una mano sulla mia spalla dicendo: “Lì dentro ci sono le nostre radioline ricetrasmittenti. Noi le chiamiamo affettuosamente i gattini“.

Me ne torno a sedere a capo chino. Subirò un coro di miagolii divertiti per tutto resto del viaggio.

(bastardi!)

 

Interpretare i cartelli stradali al di fuori dell’Europa è spesso una bella impresa. A Montreal Luca di Capturing The World lo ha sperimentato di persona.

Cartelli stradali

Il Canada è uno dei miei paesi preferiti. Eppure non mi ha risparmiato da una piccola disavventura (niente a che fare con quelle in Andalusia o a Miami).

Ricordo quando siamo arrivati a Montreal, seconda tappa del nostro viaggio canadese. Eravamo in arrivo da Quebec City. Pioveva a dirotto e i lavori in corso ci fecero deviare per strade non contemplate dal nostro GPS.

Raggiungere il nostro appartamento fu un’odissea. Ma una volta arrivati parcheggiamo a pochi passi da casa. Lascio l’auto in strada. Poco più avanti un gruppo di persone mi guarda con aria perplessa, parlottano tra loro e conducono la conversazione con qualche risatina ironica.

Nel frattempo, affamati come non mai, ci dirigiamo verso il primo locale. Sono le tre del pomeriggio. Riusciamo a trovare un luogo dove mangiare e quando rientriamo a casa, sul parabrezza del mio Ford Edge trovo un foglietto svolazzante. È una bellissima multa.

Non comprendendo il perché, ma un passante si ferma e mi fa notare un bel cartello poco più avanti…“vietato il parcheggio tra le 1pm e 5 Pm”.

Ecco perché ridevano quelle persone…ed ecco perché al momento dell’arrivo ero l’unico ad aver parcheggiato su quel lato della strada. Metto la testa tra le mani e mi dico cosa sono… Ovviamente pure la mia famiglia mi prende in giro. Ma non importa, c’erano pure loro con me al momento del parcheggio.

Nel frattempo il comune di Montreal La ringrazia per il Suo contributo alle casse cittadine e Le augura buona visita alla città.

Se volete saperne di più su cosa vedere a Montreal leggetevi pure il mio articolo.

Storie curiose

Montreal   @lucapery

Relazionarsi con le persone del luogo è una delle esperienze più significative che si possano fare in viaggio. Si ritorna a casa con ricordi indimenticabili e con un ricco bagaglio di emozioni. É quello che è successo a Benedetta di Viaggi Imperfetti durante il suo viaggio in Sri Lanka.

La sardina in Sri Lanka

Vi mischiate alla gente del posto quando viaggiate? Cercate di attaccare bottone ai tavoli dei bar o alla fermata del bus? I mezzi di trasporto sono un ottimo <veicolo> di sorrisi e battute. A volte basta chiedere un’informazione per rompere il ghiaccio e se il viaggio è lungo c’è tutto il tempo per conoscersi.

Un viaggio più lungo del previsto è stato quello da Colombo a Dambulla in Sri Lanka. Più di sei ore a bordo di un bus locale acchiappato alla stazione della capitale grazie ad un simpatico vecchietto che mi ha aiutato a prendere quello giusto e a fare il biglietto. 

I bus in Sri Lanka sono assai frequenti, molto economici, dalla guida diciamo allegra e animati da musica locale. Arrivano un po’ dappertutto ma le strade in Sri Lanka sono spesso a doppio senso di circolazione e non sempre in ottime condizioni. Pertanto è facile che anche brevi distanze necessitino di tanto tempo e pazienza. Poco male considerato che i paesaggi sono stupendi e la gente del posto simpatica e cordiale. Pronti a offrirti consigli su dove andare e curiosa di conoscerti, sapere da dove vieni e qual è la tua storia.

 

@viaggimperfetti

Se però arriva l’imprevisto e ti capitano lavori in corso e corse ridotte, la pazienza deve crescere in maniera inversamente proporzionale allo spazio a disposizione. Perché in Sri Lanka non esiste il concetto di numero massimo di persone a bordo, come d’altronde in molti altri luoghi nel mondo, Italia compresa, e ritrovarsi sardina tra sardine è un attimo. 

Difficile capire dove fermarsi, impossibile guadagnare l’uscita all’altro capo del bus con gli ingombranti zaini. 

Eppure ci sono riuscita, aiutata e quasi <sollevata> dal <banco di sardine>, seguita da trolley e beauty case. Sono scesa esattamente dove dovevo e ho trovato Palithe, la persona, già informata dai miei nuovi amici sardine, che mi avrebbe fatto da guida in una terra meravigliosa e tra le più care nei miei ricordi dello Sri Lanka. Tante le persone incontrate sul bus con le quali ci siamo ritrovati nei giorni seguenti e che mi hanno chiesto se tutto era ok e dato dritte e suggerimenti.

E se fosse capitato oggi Simona? Non ti ho forse raccontato un grande aneddoto di viaggio ma l’ho scelto perché oggi avrei pensato ad un bus veicolo di droplets e batteri piuttosto che di sorrisi e battute. 

Torneremo a viaggiare con la voglia di mischiarci agli altri, ridere insieme e abbracciarci?

 

L’accoglienza ed il calore umano in terra straniera regalano un dolce sapore al viaggio. Tiziana di La Valigia in Viaggio lo ha provato in Marocco.

L’ospitalità in terra straniera

Di cose divertenti, durante i miei viaggi, ne sono accadute parecchie. Molte di queste si sono risolte subito con un sorriso, altre ancora hanno dovuto superare la soglia di temporanea disperazione, prima di trasformarsi magicamente in un felice ricordo.

Accadde, per esempio, che un giorno stessi aspettando il treno da Marrakesh a Casablanca, sul binario indicato dal tabellone.

Non molto tempo prima dell’orario previsto per la partenza, udì un avviso ai viaggiatori ma il pensiero che si trattasse di un ritardo o, peggio ancora, di un repentino cambio di binario, ebbe la meglio solo quando era troppo tardi.

Una ragazza ci confermò che sì, il binario di partenza del treno era stato spostato. Si può immaginare la corsa disperata, con bagagli alla mano, su per le scale che mi avrebbero portata al treno prima che questi ripartisse.

Purtroppo l’ambito desiderio del teletrasporto non fu mai esaudito in quegli attimi concitati e il risultato fu semplicemente quello di una povera disperata in preda al pianto, consapevole che oltre al treno, si era andato a far benedire il biglietto, associato, per l’appunto a quel treno.

Per fortuna il personale aveva assistito alla scena e prontamente mi aveva soccorso cambiandomi il biglietto affinché fosse valido per il treno successivo.

Sorrido ancora nel ripensarmi in uno dei miei classici momenti di panico ma ho sempre piacere nel ricordare quanto il Marocco sia stato ospitale in moltissime occasioni, tra le quali, appunto, nell’episodio del treno.

Viaggiare è una finestra sul mondo ed è bello sentirsi accolti e coccolati anche in terra straniera.

Storie curiose

@lavaligiainviaggio

In viaggio, si sa, è impossibile resistere ad immortalare i momenti, ma occhio a non distrarsi! Vero Deia ed Ale di Una Nuova Meta?

Il panico in viaggio.

Viaggiando spesso  tra alberghi di dubbia qualità ed on the road itineranti, di momenti curiosi e personaggi bizzarri ne abbiamo un po’ in catalogo 🙂
C’è però un episodio che ci viene in mente sempre tra i primi, se pensiamo a situazioni da panico ma con un lieto fine.

Potremmo intitolarlo “avere le potenzialità per vincere il Giro D’Italia e non saperlo” ma anche “la motivazione nella vita è tutto” 😀  Lo scenario di questa disavventura sono i verdissimi paesaggi olandesi, che stavamo percorrendo nel 2012 immersi in uno spettacolare Boat & Bike tour. Ogni mattina lasciavamo la barca-hotel a bordo della nostra due ruote, portando con noi solo il necessario per la giornata: pranzo al sacco all’interno delle borse laterali della bici e zainetti Decathlon sulle spalle, dove conservavamo sia i borsellini che gli obiettivi sostitutivi delle fedelissime reflex. A tracolla infine, proprio loro, le nostre Canon dell’epoca.

Storie curiose

@unanuovameta

In un luogo come l’Olanda però è impossibile pedalare senza fermarsi ogni due secondi a catturare qualche scatto, quindi spesso facevamo una sosta, appoggiavamo a terra gli zainetti per scegliere l’obiettivo migliore, immortalavamo panorami mozzafiato, ricaricavamo tutto sulle spalle e ripartivamo. Peccato che un bel giorno questa procedura non ha funzionato proprio ad hoc e dopo aver cambiato obiettivo, sorriso e fotografato spensierati siamo ripartiti…senza riposizionare sulle spalle uno dei due zaini: niente di grave, conteneva “solamente” un teleobiettivo ed il borsellino con tutti i documenti e tutti i soldi che possedevamo 😀

Ce ne siamo accorti solo decine di chilometri dopo, ad una successiva sosta: vi lasciamo immaginare la sensazione incredibilmente piacevole quando ce ne siamo resi conto e le finissime parole che hanno accompagnato un istante così poetico 😀 Fortuna nella sfortuna, abbiamo però ipotizzato subito il punto esatto dov’era successa la tragedia e, nonostante le ciclovie olandesi fossero in quel periodo più affollate che Rimini a Ferragosto, siamo rimontati in sella e ripartiti a tutta birra sperando di ritrovare lo zainetto proprio lì dove lo avevamo abbandonato. Illusi? Forse!

Ma la cosa che ci ha fatto morire dal ridere è che per percorrere lo stesso tratto di strada che all’andata ci aveva richiesto circa un’ora, al ritorno ci abbiamo messo più o meno 10 minuti! abbiamo rischiato infarti, embolie ed una paresi dei muscoli per l’eccesso di acido lattico, ma abbiamo corso così veloci che probabilmente abbiamo infranto il muro del suono 😀 Com’è finita? Siamo arrivati allo zainetto nel preciso attimo in cui un simpatico signore lo stava infilando nella sua borsa laterale della bici: vedendoci arrivare sbraitando come pazzi ha mollato il bottino senza pensarci due volte. Potete crederci? Un minuto dopo ed avremmo trascorso il resto della vacanza tra questure e denunce di smarrimento :O

Immaginate un hotel ad Ischia con camere eleganti e spiaggia privata. Ecco, Anna di Profumo di Follia ha potuto solo immaginarlo.

Hotel da incubo

“Ciao a tutti, io sono Anna e stavo per mettere le mani addosso al proprietario di un “hotel”.

Sognavo quella vacanza estiva da quasi un anno. Una mattina mi sono svegliata e mi sono fatta venire la brillante idea di invitarci pure i miei, a Ischia con noi, e mi sono ritrovata a organizzare una vacanza che avrebbe mandato fuori di testa pure il Dalai Lama.

La vacanza era per sei: io, il mio compagno, i miei e i loro cani. Tutto molto bello, ma a causa dei cani c’avevo messo un mese e mezzo a trovare dove dormire. Già partivo stressata.

Bella Ischia, ci siete mai stati? Un paradiso italiano con le strade larghe mezzo metro, sempre in curva e sempre a strapiombo sul mare, dove i tassisti guidano i golf cart. No, non sto scherzando. Quel giorno pioveva forte, una roba tipo l’uragano Katrina, e due tassisti ci hanno sfilato trenta euro per fare, forse, due chilometri.

L’ hotel, secondo descrizione e recensioni di Booking, aveva una meravigliosa spiaggia privata nel borgo di Sant’Angelo, offriva cucina tipica e camere eleganti.

La scritta “pensione” sull’insegna, al posto di “hotel”, mi mandò in puzza nel giro di cinque minuti. La puzza, poi, c’era davvero: di stantio, ovunque. Insieme alle porte che si chiudevano male, ai corridoi poco illuminati effetto Shining, e agli infissi di almeno cent’anni fa. Il letto aveva un materasso inesistente, i muri erano pieni di ragnatele e il bagno… non fatemi parlare del bagno.

Spiaggia privata: non pervenuta.

@profumodifollia

Praticamente mi avevano spacciato per hotel una specie di ospizio vecchio e puzzolente, ma vista mare.

A cena ebbero il coraggio di servirci un malloppo di fettuccine sciape con una cucchiaiata di sugo spiaccicato sopra ed è stato lì, proprio lì, che ho perso del tutto la testa. Mi sono presentata dal proprietario dicendo che mi sentivo leggermente truffata e volevo andarmene. Quello mi ha risposto che tutto corrispondeva al vero. M’hanno dovuta tenere in due.

Il giorno dopo siamo riusciti ad andarcene e, per fortuna, l’hotel che ho trovato subito dopo è stato uno dei migliori in cui sia stata. Mamma mia, che incubo!”

Quando la vacanza prende una piega disastrosa, la gentilezza ed i sorrisi possono cambiare il corso delle cose. Eli and Fabi On the Road lo sanno bene.

Un tranquillo pomeriggio in spiaggia

Il giorno di pioggia l’avevamo già trovato, cosa poteva ancora capitarci?
Avevamo appena trascorso la mattinata al parco archeologico di Baratti e Populonia alla scoperta del popolo etrusco. Prima di tornare a Marina di Castagneto Carducci, decidiamo di pranzare in un carinissimo ristorante nel centro di Populonia.

Populonia @eliandfabiontheroad

Finito di pranzare partiamo da Populonia per tornare verso il campeggio, a circa 30km di distanza, per un pomeriggio dedicato ai giochi in riva al mare.

La strada che da Populonia va verso Baratti non è molto larga, il traffico è abbastanza elevato e lo scambio tra auto non è poi così agevole. 

Accostiamo sul lato della strada per far passare una macchina e subito sentiamo un “tac” e poi un “pufffff”, io e Fabi ci guardiamo, scendiamo dalla macchina e...2 ruote bucate, o almeno così pensiamo. Nel frattempo Little Girl si addormenta e noi iniziamo a gonfiare le ruote per arrivare al primo gommista, che sulla mappa dista 8, 6 km.

Io guido, dopo qualche metro Fabi scende e rigonfia le ruote. Dopo 2 km in mezzo al nulla, lontano dai centri abitati ci rassegnamo e iniziamo a chiamare gommisti, assicurazione ecc. Si ferma un signore molto gentile ad aiutarci, e la fortuna vuole che sia un meccanico.

Da una diagnosi veloce le gomme non sono bucate, ma sono a terra perché entrambi i cerchioni si sono piegati. La situazione non è delle migliori, chi riesce a sistemare due cerchi in lega? Come torniamo al campeggio? Ma soprattutto, come riportiamo la roulotte a casa? Inizia il tam tam di telefonate.

Nessun gommista ha le gomme di scorta per la nostra auto. Chiamiamo l’assistenza della nostra auto. Ci mandano un carroattrezzi, ma l’officina convenzionata si trova a Follonica…30km da dove ci troviamo e quasi 60km dal nostro campeggio. Sono le 15.30, il carroattrezzi dovrebbe arrivare entro 30 minuti. Il signore gentile va via e io trovo su Google (santa tecnologia) un bar a 500 metri, corro a prendere acqua e qualche snack per Little Girl (sì, avevamo finito anche l’acqua), intanto arrivano i carabinieri e altre persone molto gentili che si offrono di aiutarci (non ho mai visto così tanta gentilezza).

Il carroattrezzi arriva alle ore 17,30, veniamo “caricati” con la macchina sopra. Little Girl si sveglia e…”Mamma, babbo, siamo sulle montagne russe?” e così un sorriso spunta sulle nostre facce. Arriviamo in officina a Follonia, nell’area industriale, lontano da autobus e ferrovia. I proprietari non sono sicuri di potercela fare, vista anche l’ora, ma l’allegria della nostra piccola Little Girl li ha convinti ad aiutarci subito e in poco più di un’ora abbiamo visto uscire la nostra macchina con tutte e 4 le ruote gonfie, così torniamo in campeggio per la cena. La giornata è stata rovinata, ma dobbiamo ringraziare i 2 meccanici, i nostri angeli, che ci hanno salvato la vacanza.

 

Ringrazio i miei amici travel blogger per aver partecipato con entusiasmo a questo articolo collettivo.
E ricordate, Shit happens ma prendiamola con un sorriso 🙂