Miti, mostri e altre figure spaventose del folklore turco

Miti, mostri e altre figure spaventose del folklore turco

Last Updated on 28 Novembre 2024 by Simona Viaggia Come Il Vento

Di alcune figure spaventose del folklore turco ho parlato tempo fa nel mio articolo sulle leggende legate ai Jinn in Cappadocia. Non vi nascondo che mentre ero a Uçhisar , dove alcune di quelle storie hanno radici, per un attimo mi è sembrato di sentire davvero in lontananza un suono di tamburi e corni e un brivido mi è corso lungo la schiena. Potere della suggestione 🙂

Se da un lato le figure spaventose e i mostri simboleggiano la paura dell’uomo verso l’ignoto, dall’altro rappresentano anche il suo tentativo di affrontarlo e comprenderlo.  Chissà quindi che ascoltando storie di creature mitologiche, demoni e mostri non si riesca a sconfiggere qualche nostra paura. Allora pronti ad andare incontro ad alcune figure spaventose del folkore turco?

Figure spaventose del folkore turco

Le leggende turche, sopravvissute fino ad oggi nei racconti familiari,  sussurrate da un orecchio all’altro, rappresentano un patrimonio culturale. Alcune di esse, considerate riflessi dei miti, sono piene di mistero, altre  piene di paura.

Alkarısı

Tempo fa, leggendo di miti e altre figure spaventose turche mi sono imbattuta in una figura femminile che mi ha inquietato non poco.
Alkarısı
, questo il suo nome (ma è conosciuta anche con quello di Albasması), è uno spirito femminile solitamente vestito di rosso che uccide puerpere e neonati. La credenza in Alkarısı o in Albasması è ancora molto viva in alcune zone della Turchia e viene tramandata con racconti che vedono protagonisti questo o quel parente.
Ci sono varie raffigurazioni di questo demone: c’è chi lo descrive come una creatura spaventosa con la faccia nera, i capelli arruffati, le unghie lunghe e i piedi rivolti all’indietro come i Jinn (molti credono che appartenga alla loro tribù),  chi come una donna molto sensuale, chi come una creatura fiabesca che vive sulle montagne rocciose, in prossimità di ruscelli e nei fienili.

Pare che Alkarısı  ami tormentare le donne che hanno appena partorito e i loro bambini nei primi 40 giorni e che si nutra di reni,  cuore e  fegato delle donne. Si dice che questo demone si sieda sul petto di una puerpera, rimasta sola in una casa senza alcuna misura di protezione, e che le strappi il fegato e lo immerga nell’acqua.

Figure spaventose

Immagine presa dal web

Secondo la credenza popolare Alkarısı teme il rumore degli spari, la cenere della brace, il ferro e il colore rosso. Per questo si è soliti mettere nella stanza questi insoliti “talismani”. Il ferro ha proprietà protettive. Un oggetto di ferro come un ago, un coltello, le forbici posto nella stanza o sotto il cuscino proteggerà la donna dallo spirito.  Il colore rosso invece è un simbolo di potere e protezione per questo si mette sopra la testa della donna un velo scarlatto. Anche il fuoco è rosso e bruciare con il fuoco, cioè pulire e purificare dal male, è una pratica comune.
Si ritiene che abbia paura degli uomini. Pertanto, la presenza di un uomo o di qualcosa di suo nella stanza le impedisce di entrare.

Karabasan

Chi è colpevole dei brutti sogni: ma il Karabasan!  Se stavate cercando il colpevole per alcune strane sensazioni notturne, il folklore turco potrebbe darvi una risposta. Il Karabasan è una figura malvagia, amorfa e oscura che è solita palesarsi di notte quando le persone dormono per coglierle nel momento in cui risultano più indifese.
La credenza vuole che il Karabasan si sieda sul petto dei dormienti diventando sempre più pesante fino a svegliare il sognatore che si ritrova senza fiato o senza la possibilità di muoversi. 

Figure spaventose

Immagine presa dal web

L’esperienza di Karabasan è spesso accompagnata da sogni vividi che possono rendere ancora più terrificante la sensazione vissuta. Ci trovate esperienze familiari?
Sebbene questa mitologia  sia ben radicata in antiche credenze turche, tanto da essere tramandata di generazione in generazione, la scienza ha la sua spiegazione del fenomeno, chiamato paralisi del sonno, un disturbo comportamentale del sonno REM.

Quello del Karabasan è un tema molto popolare nella cultura turca da molti anni tanto da aver ispirato storie e romanzi così come film.

MITI DEL FOLKORE TURCO

Şahmeran 

Mi sono imbattuta nella figura di Şahmeran (nota anche come Shahmeran o Shahmaran) tanti anni fa mentre ero di passaggio da Adana. Di questo mito del folklore turco mi ha colpito la bellezza della sua rappresentazione in un quadretto appeso in un negozio di manufatti artigianali. Şahmeran non è una figura spaventosa che terrorizza chi la incontra. Tutt’altro!
È nota infatti per la sua saggezza e la sua bellezza che richiama alla mente le principesse delle fiabe persiane. La sua immagine, rappresentata in quadretti e tessili, porta fortuna e benedizione nelle abitazioni.

La leggenda di Şahmaran, diffusa tanto nella mitologia turca che in quella curda e iraniana, è stata raccontata e scritta in modi assai diversi nei secoli cosicché ne esistono varie versioni. Şahmaran, la Regina dei Serpenti, è una creatura mitologica con la parte superiore del corpo di una donna e quella inferiore di un serpente. Di origine persiana, dai lunghi capelli neri e dallo sguardo intenso e con ben 6 gambe, viveva nelle viscere della terra rimanendo nascosta alla vista degli umani.

Şahmeran

Immagine presa dal web

Si narra che fu il giovane Cemşab, figlio di un taglialegna che viveva a Tarso, a vedere per primo la bella Şahmeran. Un giorno, mentre era in cerca di legna con i suoi amici, scoprì nella foresta una grotta piena di miele. Gli amici, dopo averlo fatto calare nella grotta, fuggirono lasciandolo lì.
Cemşab vide un’apertura nella grotta da cui filtrava la luce, si aiutò con un coltello fino ad entrare nel giardino più bello che avesse mai visto. Scorse un palazzo e decise di andarci, ma si spaventò quando vide dei serpenti nel giardino. Fu allora che Şahmeran apparve  invitandolo ad entrare e promettendogli che i serpenti non gli avrebbero fatto nulla.

Cemşab visse nel palazzo per molti anni guadagnando la fiducia di Şahmeran. Col tempo la loro amicizia si trasformò in amore. La regina, come atto d’amore, donò all’amato le squame del suo corpo da portare sulla schiena per renderlo più forte e saggio.  Cemşab però sentiva nostalgia della sua famiglia, così Şahmeran decise di lasciarlo andare facendosi promettere di non rivelare a nessuno dove si trovava il regno dei serpenti. Un giorno il sultano si ammalò e il visir indicò nella carne di Şahmeran la salvezza. Le guardie, dopo aver cercato invano il nascondiglio, decisero di interrogare la popolazione. Un giorno Cemşab, dimenticandosi delle squame sulla sua schiena, si recò all’hammam. Scoperto, venne portato via dalle guardie.

Dopo mille torture Cemşab  rivelò dove si trovava il regno dei serpenti. Şahmeran venne così trovata e portata via. Vedendo il rammarico di Cemşab e credendo nella sua sincerità, Şahmaran gli disse di far bollire la sua carne in una pentola di terracotta e di far bere poi il decotto al visir e di dare invece la sua carne al sultano. Quest’ultimo si riprese mentre il visir morì. Cemşab, come suggerito dalla sua stessa amata, fece bollire la testa di Şahmaran, la bevve e imparò tutto ciò che sapeva, divenendo il nuovo visir.
Secondo la leggenda i  serpenti non sanno che Şahmaran è stato uccisa e si dice che invaderanno Tarso quando scopriranno della sua morte.

P.S. per gli amanti delle serie turche: Netflix ha prodotto Shahmaran, un fantasy thriller ispirato alla leggendaria figura della regina dei serpenti.

Gulyabani

Come spesso accade, le origini di questa spaventosa figura risalgono alla mitologia persiana e da questa, nel corso del tempo, si è diffusa nelle culture anatoliche e mediorientali con interpretazioni diverse.
Il Gulyabani è raffigurato come un enorme gigante dalla barba lunga armato di bastone. Ha l’enorme corpo ricoperto di piume, emana un odore orribile e ha i piedi rivolti all’indietro come i Jinn.  Nella mitologia turca le storie di Gulyabani si svolgono solitamente in luoghi bui e solitari.
Vaga senza meta per spaventare, ferire o addirittura mangiare i viaggiatori che attira nelle sue trappole deviandone il cammino.

Figure spaventose del folklore turco

Immagine presa dal web

Di giorno trova riparo nelle tombe, da cui ne esce di notte per terrorizzare chi incontra sulla sua strada. Adora andare a cavallo e intrecciarne le code, così come giocare con i bambini.
Sebbene le leggende che ruotano intorno al Gulyabani abbiano diverse versioni e cambino nel tempo, si svolgono tutte più o meno nello stesso modo:  la creatura prepara varie trappole per spaventare o ferire le persone in luoghi bui e appartati.
Tra le figure spaventose del folkore turco, quella del Gulyabani è tra le più diffuse. Talmente presente nella cultura popolare da aver trovato ampio spazio sia nella letteratura horror che nel cinema e nella televisione.

Arçura

Arçura o Archura è uno spirito maligno che vive nelle foreste. Solitamente è raffigurato come un uomo ma può assumere le sembianze di un animale, di un enorme albero o persino di un sottile filo d’erba. Riesce a mutare aspetto in un batter d’occhio.
Sebbene Arçura sia una creatura malvagia, veglia sui boschi proteggendone la fauna selvatica.
La sua descrizione è da far accapponare la pelle. Ha un aspetto oscuro, lunghi capelli, quattro occhi rossi (due davanti e due dietro) ed è ricoperto di peli. Si dice abbia tre gambe e tre lunghe braccia che gli arrivano al ginocchio. Le sue caratteristiche fisiche variano da regione a regione.

Arçura

Illustrazione di Ahmet Oğuzhan Akkök

Ama viaggiare sul dorso di un cavallo e spesso lo si trova in prossimità di ruscelli. Gli Archura sono esseri estremamente dispettosi: emettono urla terrificanti e possono imitare le voci di persone familiari ai viaggiatori,  attirandoli così nelle loro caverne dove solleticano a morte i malcapitati!

 

Sebbene la ragione abbia la meglio su di me, devo ammettere che queste storie offrono una prospettiva affascinante delle credenze popolari e del loro impatto sulla cultura e sulla società. Tanto da continuare a persistere ancora nei sogni e negli incubi delle persone. Un riflesso delle complesse relazioni che l’essere umano ha con la natura, l’oscurità e le proprie paure interiori ed esistenziali.